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Shrinkflation, pay more for less: più consumo consapevole, meno commercio ingannevole

Mariella Nocenzi

Era il 2009 quando l’economista inglese Pippa Malmgren ha coniato il neologismo shrinkflation per denominare quella strategia commerciale già diffusa, secondo la quale si riducono quantità e qualità dei prodotti, mantenendo stabile, se non aumentandone, il prezzo. La shrinkflation non configura una truffa, perché le informazioni sul prodotto sono correttamente indicate sulla confezione.

Ma alcune minime differenze di grammi o ingredienti non sono facilmente visibili a chi lo acquista che è più attento ai frequenti aumenti dei prezzi che alla riduzione delle dimensioni delle confezioni.

Visti gli innegabili vantaggi di questa tecnica di marketing, le aziende la applicano indistintamente su confezioni alimentari, dimensioni delle tazze del cappuccino, offerta di servizi, al punto che in occasione dell’ultimo Super Bowl, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha pubblicato un esplicito messaggio sul suo profilo X: “Se siete come me, vi piace tenere a portata di mano un paio di snack mentre guardate la partita. Ma vi sarete accorti che i pacchetti di patatine sono sempre più vuoti e le bottiglie di bibite più piccole. La shrinkflation è un modo rapido per le aziende per fare profitto sperando che non ve ne accorgiate. Ma fateci il piacere. Gli americani sono stanchi di essere presi per i fondelli”.

Che cos’è la shrinkflation?

Alcuni legislatori, come quello statunitense, stanno pensando allo Shrinkflation Prevention Act per la tutela del consumatore da una pratica definita come “atto o pratica sleale o ingannevole”, così come anche additata dal Presidente Biden. Ma in Paesi come la Francia è già legge la disposizione che dal prossimo 1 luglio obbliga i produttori ad etichettare quei prodotti “decurtati” perché, secondo il Ministro delle Finanze d’oltralpe, Bruno le Maire, la volontà dello Stato è non stare qui a riempire le tasche dei giganti dell’industria alimentare.

La shrinkflation - in italiano “sgrammatura” – dal verbo “to shrink” (restringere) e il termine inflation (ossia inflazione), è, in effetti, una pratica scarsamente trasparente nei confronti di chi acquista un prodotto o un servizio, ma che in Italia, secondo l’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato), non può configurare una scorrettezza o persino un reato perché, vista la sua diffusione, sarebbe “ormai diffusa la consapevolezza sul fenomeno”.

Con questa pratica, in realtà, molte altre analoghe sfidano attenzione e presunta consapevolezza di chi fa acquisti: le diverse dimensioni di un prodotto venduto in negozi diversi, ma allo stesso prezzo; i formati multipack apparentemente convenienti, ma dalle dimensioni singole ridotte; le “edizioni limitate” per gusto o aspetto il cui prezzo è conforme all’edizione standard, ma non le sue quantità. Alcune di queste pratiche sono conosciute anch’esse con uno specifico termine. È il caso della greedflation, quando l’aumento del prezzo di un prodotto si giustifica con l’inflazione, ma i costi di produzione non sono realmente aumentati; o della skimpflation, per cui le aziende diminuiscono il proprio apporto alla qualità o ai servizi associati al prodotto chiedendo la collaborazione dei consumatori, ma a parità di prezzo: è questo il caso del “fai da te” per prodotti in precedenza venduti già pronti al consumo o la sostituzione di alcuni menù completi a buffet negli alberghi con altri composti con prodotti preconfezionati serviti da distributori.

Quale rapporto fra chi produce e chi consuma?

Il paradosso di queste pratiche è quella di interessare da tempo produzione e distribuzione di prodotti/servizi, specie alimentari, di essere ben note ad esperti e attori del sistema, ma di continuare ad essere poco visibili ai destinatari finali. Quei consumatori, la cui “allenata” consapevolezza, dovrebbe tutelare dalle difficoltà di scegliere fra prezzi sempre in aumento, quantità e qualità calanti nei prodotti e offerte tanto numerose quanto disorientanti. Oltre che essere consapevole, a chi acquista è richiesto di tenere conto di quanto può spendere, di leggere attentamente prezzi, offerte, ma anche le etichette e possibilmente averne memoria dettagliata per fare confronti successivi sullo stesso prodotto o in altri punti vendita. Il tutto mentre si destreggia fra scaffali affollati o esposizioni abbondanti che meriterebbero tempo e attenzioni maggiori di quelle che si riservano normalmente agli acquisti.

Le aziende, dal canto loro, hanno tutto l’interesse ad una produzione conveniente e ad un profitto sempre maggiore. Per raggiungere questi obiettivi devono confrontarsi con una concorrenza crescente che punta al ribasso, ma anche con i consumatori che potrebbero ridurre i loro acquisti e incidere sulla reputazione aziendale qualora si scoprissero vittime di un inganno. La formula del sistema capitalistico da priorità ad obiettivi come il profitto piuttosto che al benessere di chi consuma condizionandone comportamenti e scelte.

Cosa può fare METROFOOD-IT?

Quanto stabilito dal legislatore italiano può essere un’ottima base da cui partire per conciliare le opposte necessità di chi produce/distribuisce e di chi acquista nel sistema alimentare. Perché un acquisto sia realmente consapevole è necessario che chi lo fa sia nelle condizioni per farlo: contenuti delle informazioni sul prodotto chiari, tempi per leggerle sufficienti, conoscenze per valutarle adeguate, ma anche obiettivi della spesa per soddisfare bisogni reali sono i supporti essenziali al momento dell’acquisto.

Queste condizioni si inseriscono in un processo integrato che va dalla produzione fino agli esiti dell’acquisto in cui gli obiettivi di chi vende possono incontrare quelli di chi compra, essendo solo apparentemente contrapposti fra profitto e risparmio. La determinazione di un sistema agroalimentare integrato di tutti i portatori di interesse, infatti, rende visibili e accettabili i benefici per la salute di porzioni più piccole o i vantaggi per l’ambiente dell’impiego di materiali eco-friendly più costosi.

Se il sistema agroalimentare potrà dotarsi di dati sempre più puntuali su tutti questi processi, saprà approntare quelle giuste strategie che concilino in modo naturale e non forzato obiettivi ed interessi diversi, da quelli delle aziende a quelli dei consumatori. L’attenzione all’integrazione degli obiettivi degli stakeholder del sistema agroalimentare è il focus delle attività di METROFOOD-IT., infrastruttura di ricerca finanziata nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si propone di supportare la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare fornendo servizi integrati, accelerando la digitalizzazione dei sistemi agroalimentari e la loro efficienza, la rintracciabilità e la sostenibilità e promuovendo l’affidabilità di prodotti e processi e delle informazioni fornite ai cittadini, alle autorità locali e a tutti gli stakeholders dei sistemi agroalimentari. Insomma, tutto ciò che serve per orientare comportamenti di consumo e produzione verso la sostenibilità e… pay less for more!

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Manifesti esposti nei punti vendita di Intermarchè in Francia che segnalano la shrinkflation di prodotti di grandi marche

Autore: Mariella Nocenzi, professoressa associata per il settore scientifico disciplinare SPS/07 (Sociologia generale) presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza Università di Roma

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